Trovo sempre difficile scrivere di libri che mi hanno
colpito molto, perché non trovo le parole adatte per esprimere le emozioni che
mi hanno fatto provare.
Ho provato a fare del mio meglio con questo, perché ci tengo davvero molto: “Melody”, di Sharon M. Draper
Ho provato a fare del mio meglio con questo, perché ci tengo davvero molto: “Melody”, di Sharon M. Draper
Titolo originale: Out of my mind
Seguito da: /
Autrice: Sharon M. Draper
Editore: Feltrinelli
Genere: Realistic fiction
Pagine: 256
Il mio voto: 5/5 ✨
Trama:Melody ha una memoria fotografica eccezionale. La sua mente è come una
videocamera costantemente in modalità "registrazione". E non c'è il
tasto "Cancella". È l'alunna più intelligente della scuola, ma
nessuno lo sa. Quasi tutti - compresi i suoi insegnanti e i medici - ritengono
che lei non abbia alcuna capacità di apprendimento, e fino a oggi le sue
giornate a scuola sono state scandite da noiosissime ripetizioni dell'alfabeto.
Cose da prima elementare. Se solo lei potesse parlare, se solo potesse dire che
cosa pensa e che cosa sa... Ma non può. Perché Melody non può parlare. Non può
camminare. Non può scrivere. Melody sente scoppiare la propria voce dentro la
sua testa: questo bisogno di comunicare la farà impazzire, ne è certa. Finché
un giorno non scopre qualcosa che le permetterà di esprimersi. Dopo undici
anni, finalmente Melody avrà una voce. Però non tutti intorno a lei sono pronti
per quello che dirà.
LA MIA RECENSIONE
“Sono circondata di
parole. Migliaia di parole. Forse milioni.
Cattedrale. Maionese. Melagrana. Mississippi. Napoletano. Ippopotamo. Vellutato. Terrificante. Iridescente. Solletico. Starnuto. Desiderio. Ansia.
Le parole mi turbinano intorno da sempre come fiocchi di neve, tutte delicate e diverse, e tutte mi si sciolgono in mano prima che le tocchi. Dentro di me le parole si ammassano in cumuli enormi. Montagne di frasi, di locuzioni e di idee interconnesse. Espressioni argute. Battute di spirito. Canzoni d’amore…
Quando avevo due anni, tutti i miei ricordi erano associati a parole e tutte le parole avevano un significato.
Ma solo nella mia testa.
Non ho mai detto una parola. Ho quasi undici anni.”
Cattedrale. Maionese. Melagrana. Mississippi. Napoletano. Ippopotamo. Vellutato. Terrificante. Iridescente. Solletico. Starnuto. Desiderio. Ansia.
Le parole mi turbinano intorno da sempre come fiocchi di neve, tutte delicate e diverse, e tutte mi si sciolgono in mano prima che le tocchi. Dentro di me le parole si ammassano in cumuli enormi. Montagne di frasi, di locuzioni e di idee interconnesse. Espressioni argute. Battute di spirito. Canzoni d’amore…
Quando avevo due anni, tutti i miei ricordi erano associati a parole e tutte le parole avevano un significato.
Ma solo nella mia testa.
Non ho mai detto una parola. Ho quasi undici anni.”
È così che inizia “Melody”, un libro che mi ha fatto
commuovere costantemente.
Melody è una bambina di undici anni affetta da quadriplegia
spastica bilaterale, una malattia che le paralizza il corpo ma, come ci tiene a
sottolineare, non il cervello.
Infatti, Melody è di un’intelligenza senza paragoni, ma nessuno lo sa, in quanto la sua malattia la costringe anche a non poter parlare. E così è obbligata a tenersi tutto dentro e a sentirsi etichettata ‘handicappata’ dalle persone che, al di fuori della sua famiglia e della vicina di casa, pensano che non sia capace di ragionare. Persino i medici e gli insegnanti che ha avuto non sono andati oltre l’handicap per cercare di capire come dovesse sentirsi una bambina costretta sulla sedia a rotelle. Ma lei vuole sentirsi come i ragazzi ‘normali’, quelli che vede giocare a scuola durante l’intervallo, quelli che vede passeggiare in giro e sussurrarsi segreti all’orecchio.
Infatti, Melody è di un’intelligenza senza paragoni, ma nessuno lo sa, in quanto la sua malattia la costringe anche a non poter parlare. E così è obbligata a tenersi tutto dentro e a sentirsi etichettata ‘handicappata’ dalle persone che, al di fuori della sua famiglia e della vicina di casa, pensano che non sia capace di ragionare. Persino i medici e gli insegnanti che ha avuto non sono andati oltre l’handicap per cercare di capire come dovesse sentirsi una bambina costretta sulla sedia a rotelle. Ma lei vuole sentirsi come i ragazzi ‘normali’, quelli che vede giocare a scuola durante l’intervallo, quelli che vede passeggiare in giro e sussurrarsi segreti all’orecchio.
“Io adoro il profumo
dei capelli appena lavati della mamma. Adoro sentire la barba ispida del papà,
prima che si rada. Ma non ho mai potuto dirglielo.”
Questo fino alla quinta elementare, quando, senza mai arrendersi nonostante le innumerevoli difficoltà, riesce ad avere una ‘voce’ per mostrare quanto vale.
“Melody” mi ha fatto riflettere su questo grande dono che
abbiamo e che usiamo quasi senza pensarci: parlare. Il dono di avere una voce
per condividere i nostri pensieri con gli altri, mentre lei non può e deve
lasciare che quel flusso di parole che ha dentro rimanga lì e non fuoriesca.
L’autrice ci mostra una realtà cruda fatta di bullismo e
cattiveria da parte sia dei compagni che degli insegnanti. Il libro è dedicato
a chi si volta dall’altra parte e a chi finge di non vedere perché non sa come
rivolgersi ad una persona affetta da disabilità: Melody ci insegna che basta
salutarla e sorriderle.
La storia di Melody mi ha fatto riflettere molto. Non è
stata romanzata, ma ci è stata esposta la cruda realtà che ogni giorno
affrontano i bambini che noi definiamo ‘speciali’: una realtà fatta di
delusioni e imbarazzo.
C’è stata una scena in particolare, quasi verso la fine del
libro, che mi ha spezzato il cuore. Mi ha davvero rattristito molto, ma voglio
evitare di spoilerarvela, quindi dirò soltanto che ho pensato fosse una cosa
orribile che sia i bambini disabili che i loro genitori affrontano quotidianamente.
È un libro che mi ha preso il cuore e l’ha scaraventato per
terra, frantumandolo in mille pezzetti. Ma sono del parere che tutti dovrebbero
leggerlo per rendersi conto di quello che affrontano questi bambini.
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